lunedì 10 maggio 2010

This is the end.


E' finita. Per fortuna.


Iniziata tra mille speranze e qualche vana illusione, la stagione più lunga della storia è finalmente volta al termine, attraverso numerevoli peripezie, frequenti delusioni, 3 mister, pochi allenamenti, troppe partite, 5 punti (sì, cinque) e parecchi bocconi di quella che i più chiamano comunemente "merda" (inelegante ma eloquente).



Se si pensa a com'era iniziata, vièn da ghignare.
Il solito gruppo di ragazzotti di provincia, consapevoli della loro inettitudine (non la vogliono capire che è il caso di dedicarsi ad altro!), aveva finalmente preso coraggio grazie agli innesti da tempo richiesti a gran voce ad una dirigenza volenterosa ma, al pari dei principali attori della tragicomica farsa, clamorosamente inadeguata. Carichi come molle e vanesi come poch
i, i butei si erano gettati a capofitto nella nuova avventura che doveva essere, finalmente, la riscossa dopo i 2 anni passati tra imbarazzi e sconfitte. Convocati a fine Agosto i "figli di Tabacchi" (non è un insulto) avevano sorvolato volentieri sulla mancanza di un campo sul quale condurre la necessaria preparazione, convinti che un trequarti Nike personalizzato e una borsa griffata Kookai "che tanto ghe andemo ogni weekend" garantissero di per sè un piazzamento dignitoso per il campionato ormai imminente.


Qualcosa deve non aver funzionato, perchè abbiamo preso quasi 100 gol e rimediato figure migliorabili in lungo e in largo un po' ovunque, concludendo nel modo più infausto possibile. Chissà da cosa può essere dipeso un così infimo esito, una così clamorosa disfatta, una così vergognosa passerella sugli sterrati della provincia. Probabilmente in gran parte dal fatto che siamo, in estrema si
ntesi, "scarsi". C'è da dire che "scarsi" lo eravamo anche le scorse stagioni quando un minimo di dignità era stata salvaguardata. Quest'anno no, quest'anno non si è badato a spese, quest'anno ci si è concessi ogni vezzo, ci siamo tolti ogni soddisfazione di pochezza, peggio di noi, il nulla.


Pensandoci bene, qualche altra ragione mi sovviene.
Probabilmente
all'inizio dell'inizio non ci si è resi conto che introdurre in un gruppo compatto e consapevole dei propri limiti ottimi giocatori poco adatti all'ambiente,
non avrebbe portato poi tutto sto vantaggio. Probabilmente, la maraia non ha tenuto nella giusta considerazione il fatto che avremmo dovuto giocare una stagione intera in un campo lungo 100 metri e largo 60 per 90' filati correndo su erba o terra. Se "ci avessi pensato prima" ci saremmo resi conto che aveva poco senso fare una "similpreparazione" affittando qua e là campi da calcetto in sintetico/cemento e facendo 32 "giri di campo" con le caviglie che alla fine della giostra rimanevano inclinate di qualche grado verso l'interno a reclamare, almeno loro, un minimo di dignità. E' vero, ne convengo, non ci voleva un genio a capire che siamo partiti malino, ma noi siamo gente serena, certi problemi non ce li poniamo. E in ogni caso non avremmo avuto soluzioni ragionevoli. Probabilmente, metterci le palle poco e male andando a perdere le prime 5 partite è stato l'inizio della fine; sembra ieri quando taluni incolpavano tal'altri di essere così indaguati dal non saper dare una palla come "Dio comanda", quando alcuni erano scarsi ma meno scarsi di altri, quando erano più le braccia larghe nel bel mezzo del match per dire al compagno qualcosa di molto prossimo al "mi fai cagare" (o un più benaugurante "va in mona") che le rincorse a recuperar palloni persi per inettidutine, distrazione, leggerezza, lassismo. Da lì "è stata in discesa".


All'inizio ci ha provato l'ottimo Mr. Brunelli
(che ringraziamo ancora, consapevoli di non meritarne il contributo). Era anche riuscito a dare un tono all'ambiente, rischiavamo di essere credibili, a tratti simili a una squadra (se nessuna squadra "vera" si offende per il paragone). Ma già iniziavano le prime avvisaglie di maraia che preferiva agli allenamenti altre "pratiche" più o meno pheega-dipendenti, comunque irrispettose dei 4 storditi che ancora ci credevano e del tecnico che allibito dall'ambiente provava a metterci del suo.
E pensare che ERA CHIARO fin dall'inizio a tutti che ci sarebbe stato da spendere lacrime e sangue...probabilmente non era così chiaro. O forse non a tutti, visto che lacrime e sangue ce li han messi alla fine dei conti i soliti 8 scarpolini.
Probabilmente, se lì fosse venuto qualche risultato (che avremmo anche meritato!) la cosa sarebbe divenuta meno peggio, ma si sa, la fortuna bisogna meritarla (e se proprio, quest'anno, aiuta l'Inter), quindi abbiamo proseguito la discesa agli inferi "stufando" il buon Brune e passando al buon Gaspa, che si è prestato al riscaldo della minestrina pur di dare una mano al nipote e agli amichetti. Ringraziamo ovviamente anche lui che ha provato a rendere chiaro quanto fosse triste la situazione, finchè il partito degli "allenìve voaltri" è divenuto
maggioritario rispetto a quelli degli "visto che ghe semo, portèmola fin in fondo". A quel punto anche il paziente Gaspa si è sentito preso un po' per il culo (oggi siamo sboccati lo so, chiedo venia) e lui che poteva si è chiamato fuori.


"Riesumato" il Giuly
, compagno di 1000 avventure, disponibile nel condurci fino alla fine della storia per amor di coloro che poco o tanto si son sempre spesi per la causa persa. Ormai c'era poco da fare se non costatare la morte del paziente, il crollo di un "quasi-progetto", l'infrangersi della convinzione "romanticopatetica" per cui anche senza il soldo e soprattutto senza un'organizzazione decente fosse possibile condurre una squadra di conoscenti a giocare e rispettare un campionato di terza (avessi detto Champions). Pensandoci, il brutto non è stata tanto la cosa in sè (sapevamo cosa ci aspettava), ma tutto quel che ci abbiamo trovato sotto, sollevando il t
appeto giallonero.


Signore e signori attenzione prego. La parola dei più si è dimostrata valere come quella detta tempo addietro da chi sappiamo nel momento che sappiamo a sancire l'inizio del tutto. Quel che tanto si è criticato, il disattendere promesse, è stato quel che poi ci siamo trovati a fare, a digerire, a cammuffare. Abbiamo deriso (anche da queste pagine) chi ha fatto della falsità il proprio vessillo per trovarci a far i conti tra noi su chi davvero è stato coerente fino alla fine senza assentarsi per coltivare, con passione, i sempre di moda "cazzi suoi".
Siamo partiti in 25, finiti in 10 con Tabacchi in campo, maglietta attillata, scarpe da tennis. E "basarse le mane" che eravamo in 10. Per lunghi periodi, taluni hanno preso ferie di qualche giorno, settimana, mese, salvo poi, per fortuna, tornare a prendersi qualche piccola responsabilità.


E' finita in modo imbarazzante. Chi scrive raramente prova vergogna, ma lì, "a casa", sabato pomeriggio (che "domenica el borgo el vol guardar l'elas") ci si è vergognati davvero. Da 3 anni scherzando ci si chiedeva quale fosse stato il momento più basso, senza sapere che in realtà ce lo stavamo tenendo per ultimo. Davanti a chi ha visto solo l'ultima partita e penserà sempre che "la fortitudo" è stata sempre quella roba lì, 10 ebeti che non hanno la più pallida idea di cosa voglia dire giuocare a calcio. Un'armata di conoscenti privi del buongusto di sottrarsi al pubblico ludibrio (cit.Bianconiglio); gente totalmente senza maroni, senza anima. Gente che non si capisce bene per quale motivo abbia ripetutamente insistito nello sventolare chissà quale gruppo, chissà quali legami, chissà quale animus pugnandi, chissà quali doti. Sarà difficile convincere qualcuno che c'è stato dell'altro, che in certi match sembravamo molto meglio o almeno molto meno peggio, che in alcuni tratti, negli anni passati, eravamo coesi e arcigni, che per qualche motivo è valsa la pena mettere in piedi tutto il baraccone. Come scritto da qualche altra parte, se 10 anni fa mi avessero detto che mi sarei presentato sullo stesso manto in ste condizioni sarei rimasto almeno perplesso, per non dire peggio.


Sia chiaro però che (secondo chi scrive) se tanto è stato l'imbarazzo di chi c'era, tanto di più dovrà (o dovrebbe) essere l'imbarazzo di chi non c'era. Di chi non ha preso 10 gol (sì dieci, togliere l'espressione stupita/ghignante dal viso, grazie), di chi non si è sentito così clamorosamente inadeguato, di chi non ha dovuto chiedersi per quale motivo la capolista Borgo Primomaggio attaccasse con 4 punte inneggiando all'uno o all'altro compagno di squadra che avrebbe dovuto essere, cascasse il cielo, il prossimo "marcatore" a mettere la firma sulla fine della Fortitudo. Chi ci ha messo la faccia (e qui lo sta riportando) avrebbe sicuramente voluto essere altrove ma era dov'era giusto essere. Per gli altri, per chi non c'era, solo disistima (per quel che può valere).


Come accennato "la testa di serie" Borgo Primomaggio
(che si dice giochi per altri valori e in ricordo di qualcosa di ben più "alto" della scena vista Sabato) ci ha messo del suo. Quelli vestiti di giallo, altro non potevano fare se non dichiarare in barda ad ogni orgoglio "Siamo in 9, 2 si sono rotti, al posto di uno subentra il taba, è il caso che vi fermiate e che la giochicchiate là dietro"...invece no, giammai. Facciamola completa. La squadra "campione", prossima alle finali, si è spesa nel più bell'assalto della storia, con polemiche annesse perchè caspita sull'8 a 1 c'era quel sospetto rigore che l'arbitro non ha dato! Che ingiustizia! Ricorso! "Falla girare, falla girare, daghela a tizio, che el segna!". Che strane cose, vedere chi merita ben altri palcoscenici trovare somma soddisfazione nell'andare in rete a cospetto di una linea difensiva che camminando teneva la palla tra i piedi, nella speranza di rendere chiaro l'intento di congelare il match, stendere un velo, mandare tutti a casa, vincitori comunque trionfanti e vinti comunque infamati. Sarà che noi poveri "scarsi del taba" certe cose non le abbiamo mai provate, ma c'è chi ancora si chiede a che pro arrivare a fare 10 gol. Timore di rimonta? Se è così, la Fortitudo li capirà e saprà perdonarli. Chiunque a cospetto del Taba in attacco sentirebbe tremolio alle ginocchia, l'ansia che sale, consapevolezza di non farcela. Meglio chiudere il match che sul 6 a 1 non si sa mai. Noi avremmo potuto distinguerci facendo di più e meglio la nostra parte. Probabilmente, altri, la loro.


Si chiude l'avventura. In un anno in cui l'Inter vince (e merita) tutto e altri vanno (meritando) in seconda è giusto che si chiuda sto "ciclo". E' persino ragionevole,
visto l'esito, rendere onore a chi a suo modo ha ottenuto i risultati prefissati, dopo aver piacevolmente battibeccato così a lungo. Noi invece, a modo nostro, non abbiamo saputo completare il percorso sperato quindi se così "giusto" non ci sembrava l'approccio gialloblù, altrettanto migliorabile avrebbe potuto e dovuto essere quello giallonero. Ci siamo trovati con un gruppo paragonabile al loro. Con una parola paragonabile alla loro. Almeno loro non hanno mai beccato 10 noci nè hanno mai dovuto schierare over 40.
Insomma, alla fine dei conti ci tocca ammettere col nostro bel faccione che c'è chi ha vinto e c'è chi ha perso.


Per fortuna non è stata solo "merda". Abbiamo avuto qualche momento alto, ci siamo tolti qualche soddisfazione. Poche è vero, ma bisogna accontentarsi. Abbiamo parlato un sacco e concluso meno, è vero, ma tra una ciacola e l'altra qualcuno ha trovato qualche legame, qualche personaggio nel quale varrà la pena confidare anche a bocce ferme e a fari spenti. Con la scusa di provare a giuocare ognuno ha un po' fatto i conti con le proprie doti, le proprie convinzioni, la propria consapevolezza, le proprie speranze, il proprio carattere e il proprio orgoglio. Come ogni perdente, possiamo consolarci dicendo che è stato un fallimento "istruttivo". C'è addirittura qualcuno che spero di rivedere sovente. Tra qualche maledizione e parecchie delusioni ci toccherà ricordare i 3 anni di Fortitudo con nostalgia. Ci sono stati momenti in cui eravamo contenti di niente, di fare jogging per le vie del centro vestiti da Babbo Natale impugnando un americano ben fatto, di mangiare a casa dell'uno o dell'altro prima della partita, consapevoli che il momento più bello finiva per essere quello visto che si poteva guardare Verissimo tranquilli che almeno in quelle 2 ore non avremmo preso gol. Ci siamo trovati al mare e in montagna a esclamare inarrivabili stronzate, rendendoci conto che alla fine la Fortitudo era solo la scusa per beccarci almeno 3 volte a settimana. Sotto la doccia abbiamo riso delle doti di alcuni e abbiamo sopportato i palpeggiamenti di altri. Abbiamo assistito a liti semiconiugali che passeranno alla storia per la loro vivacità. Abbiamo addirittura vissuto 45' epocali, durante i quali tutto sembrava tornare, durante i quali i buoni (secondo noi) vincevano e gli altri perdevano, in cui tutta la rabbia e la frustrazione ingoiate i mesi prima trovavano un senso. Si spera che chi vorrà continuare a giocare possa trovare una collocazione nonostante l'"onta" Fortitudo. Si spera che



Si sta via via scivolando nel patetico è quindi il caso di tornar a darsi un tono. Si ringrazia chi c'è stato. Non tutti sia chiaro. Si ringrazia chi c'è stato sempre o almeno quasi sempre. Si ringrazia di più chi c'è stato dal primo secondo, da quando "se si sensa squadra vegnì de là, semo in sinque, rivaremo a disdoto te lo digo mì, semo qua par godarse". Si ringrazia chi ha seguito la squadra dando una mano, come poteva. Si ringrazia chi ha riconosciuto i nostri pochi meriti e le nostre doti. Si ringraziano i vari "come fasi a esar ultimi?si molto meo de questi, questi e anca questi!Vedarì che la se gira". Tempo scaduto. Si ringrazia il Taba per averci provato e la Michi per non aver chiesto il divorzio. Il Giuly per le tante volte in cui si è speso, il Gaspa per essere tornato, il Brune per aver tentato. Si ringrazia persino il gestore del campo in centro che garantendo docce sporche, fredde e ammuffite, spesso in concomitanza con altre squadre di calcetto, ha sempre preteso il giusto decoro reclamando a gran voce che "no se pol mia vegner nei spogliatoi co le scarpe sporche de tera". Ovvio, mica giocate a calcio, poveri stronzi della Fortitudo. Si ringrazia persino la dirigenza del Castel D'Azzano per aver messo a disposizione un campo che merita ben altre prestazioni, regalando ad alcuni di noi un tuffo nel passato vanificato poi dalla vergogna soggiunta entro poco, altrochè far vedere loro che "non eravamo poi così scarsi".


Per fortuna l'obiettivo minimo (ma anche massimo!) è stato centrato. Il fine ultimo di ogni stagione Fortitudo è stato perseguito e ottenuto con successo anche quest'anno, consentendoci la prossima settimana di presentarci a Milano Marittima con la testa alta, fieri di noi stessi, con orgoglio e dignità, forti del nostro operato, fiduciosi per il futuro.

Non ci è cresciuta la pancia.


Iceman.